Tutte le operazioni di Krr che inducono all'ottimismo per Tim

by Martina Trevisan

Gestione Titoli

Presentazione Sin dagli anni 80 Telecom Italia S.p.A. (già SIP) allestisce un servizio di gestione in deposito presso la Società di azioni assegnate ai dipendenti del Gruppo in occasione di aumenti di capitale a loro riservati (1986 e 1990), dell’Offerta Pubblica di Vendita delle azioni ordinarie Telecom Italia possedute dal Ministero del Tesoro (1997) e delle offerte relative ai Piani di Azionariato Diffuso a loro riservati (2010 e 2014). Alla gestione di queste azioni si aggiunge, a partire dal 2011, quella delle azioni rivenienti da conti di deposito titoli detenuti presso altri intermediari.

Il servizio di deposito a custodia e amministrazione delle azioni offerto da Telecom Italia consente di mantenere le azioni in deposito usufruendo di tutti i diritti amministrativi e patrimoniali spettanti ed è svolto a titolo gratuito, ossia senza aggravio di costi a carico dei dipendenti imposti dalla Società.

Nell’ambito del servizio, le azioni sono tenute in custodia e/o amministrazione per conto dei dipendenti a cura di Telecom Italia, la quale garantisce l’incasso dei dividendi spettanti e, su incarico espresso dei clienti o in via automatica, a specifiche operazioni (partecipazione alle assemblee sociali, esercizio di diritti di opzione, di assegnazione, di conversione ecc.) .

Attraverso le funzionalità disponibili sul presente sito o mediante accesso al call center telefonico dedicato (Numero Verde 800.017.800 e numero urbano 011.229.3601) è possibile effettuare disposizioni o consultazioni sulle azioni in deposito, previa autenticazione mediante utilizzo di codici personali attribuiti all’atto dell’apertura dei conti di deposito titoli.

A ciascun dipendente è data facoltà di smobilizzare le azioni detenute in deposito mediante la vendita delle stesse in borsa (attraverso l’intervento di un intermediario autorizzato scelto da Telecom Italia) oppure mediante il loro trasferimento su un conto deposito, a sé intestato, intrattenuto presso altro intermediario. A coloro che detengono azioni in deposito è data inoltre facoltà di incrementarne la quantità mediante l’immissione di azioni Telecom Italia detenute presso altro intermediario.

.:: PER I DIPENDENTI ::. Assilt Telemaco Seniores Alatel Cralt

.:: PER I DIRIGENTI ::. Assida Fontedir

Tim : Labriola; individuate operazioni straordinarie, adatti per Pnrr

ROMA (MF-DJ)--"Tim sta operando in un contesto normativo molto pesante; credo che siano necessarie operazioni straordinarie e noi le abbiamo identificate".

Lo ha detto Pietro Labriola, a.d. e d.g. di Tim, nella conference call con gli analisti, aggiungendo che il gruppo "ha la migliore infrastruttura del Paese" e questo rende Tim "l'operatore piu' adatto per il Pnrr".

Secondo il top manager, "Tim sta affrontando sfide molto concrete. Il nostro mercato è il più competitivo e il piu' regolamentato d'Europa. Anzi, siamo l'unico operatore dell'Unione europea ad avere tutti gli obblighi più gravosi anche sulle reti di nuova generazione".

Tuttavia, "oltre alle sfide ci sono anche opportunita' che vanno finanziate. Infatti è giunto il momento di finanziare le opportunita' di lungo periodo", ha concluso.

pev

(END) Dow Jones Newswires

March 03, 2022 08:32 ET (13:32 GMT)

Tutte le operazioni di Krr che inducono all'ottimismo per Tim

Oltre la borsa c’è di più. Ci si può fidare del fondo americano? Dati e azioni. E qualche storia di successo

Negli uffici di Londra e New York di Kkr hanno tirato un sospiro di sollievo. I toni distensivi, o comunque non ostili, con cui il governo Draghi ha accolto la proposta di Opa su Telecom sono stati interpretati, se non come un via libera, come un inizio col piede giusto. L’operazione è forse la più complessa messa in campo dal fondo americano nel settore delle infrastrutture digitali in Europa dopo investimenti in Spagna, Francia, Regno Unito Germania (e in Italia stessa con l’entrata in Fiber Cop). Questo settore, per il fatto stesso di essere percepito di interesse nazionale, è equiparabile a un terreno minato per un fondo di private equity che per la Telecom italiana ha messo in conto di sborsare oltre 10 miliardi di euro. E difatti il rischio maggiore per Kkr è come reagiranno i partiti politici e fino a che punto riusciranno a influenzare l’umore di Palazzo Chigi che non pare disturbato dalla prospettiva di un’opa sulla società di cui è azionista con il 10 per cento attraverso la Cdp, ma ha pur sempre a disposizione l’arma del golden power.

Tra l’altro, l’offerta darebbe a tutti i soci un premio del 46 per cento rispetto ai prezzi di Borsa delle azioni di venerdì scorso, ma al maggior azionista Vivendi è già parsa sottostimata rispetto al reale valore della società. Ma il gioco, evidentemente, vale la candela. Quella che vede Kkr è l’opportunità di aggiungere un tassello fondamentale al suo puzzle di reti di comunicazione digitali che sta costruendo nel Vecchio Continente dove è diventato anche primo azionista della più grande casa editrice tedesca, Axel Springer. E non è un caso che la mossa dell’Opa arrivi a poche settimane dal rinnovamento ai vertici che ha visto i due storici fondatori – i miliardari Henry Kravis e George Roberts – fare un passo indietro nella gestione e passare il timone ai manager Scott Nuttal e Joseph Bae, entrambi poco meno che cinquantenni e già in forze all’interno del gruppo da svariati anni e diversi incarichi. Praticamente, da quando i due manager sono più coinvolti nelle decisioni operative, le azioni di Kkr sono triplicate di valore e le sue attività in gestione (430 miliardi di euro) e gli utili distribuiti sono raddoppiati.

Il ricambio generazionale in Kkr riflette un rinnovamento della strategia di investimenti che spazia dalle assicurazioni all’immobiliare ma considera sempre di più le infrastrutture di rete e i contenuti informativi che corrono su internet un’opportunità di business da non lasciarsi sfuggire, come dimostra la mossa di Axel Springer di acquistare per 1 miliardo di dollari il sito americano di informazioni Politico. Da quando Nuttal e Bae sono stati nominati amministratori di Kkr a metà ottobre, le loro biografie sono già oggetto di racconti cult dei media americani poiché i due vengono praticamente dal nulla. In particolare Bae, che all’età di ventitrè anni (1996) lasciò la banca d’affari Goldman Sachs per entrare in Kkr come analista junior su segnalazione di un cacciatore di teste. E adesso oltre a co-gestire il secondo più grande fondo di investimento del mondo è consigliere di amministrazione di alcuni grandi gruppi come Exor della famiglia Agnelli.

Kkr è una società che opera a livello globale con 1700 dipendenti, consulenti e advisors tra i quali l’italiano Diego Piacentini, l’ex commissario alla trasformazione digitale del governo Renzi con alle spalle una lunga carriera manageriale americana in Apple e Amazon. Il rischio geopolitico di investire in quattro continenti e nei più svariati settori i soldi dei fondi pensione americani ha spinto alcuni anni fa la società ad affidare a David Petreus, il leggendario generale dei Marines nonché ex direttore della Cia, il ruolo di presidente del Kkr Global Institute. Negli ambienti di Kkr sanno molto bene che non sarà una passeggiata l’Opa su una società strategica per l’Italia come Telecom e sono consapevoli che le probabilità che l’affare possa non andare a buon fine non sono basse. Eppure, è prevalsa la convinzione che l’operazione potrebbe offrire proprio al governo italiano una soluzione nella partita tlc. Se Cdp, come ragionano anche alcuni analisti, accettasse l’offerta di Kkr, eliminerebbe l’impasse strategica di avere una posizione sia in Tim che in Open Fiber, rimanendo esposta solo a quest’ultima e di fatto con la possibilità di rilanciare il progetto di rete unica, di cui negli ultimi tempi si sono perse le tracce. Un ragionamento, però, che potrebbero fare anche altri fondi d’investimento di cui corrono voci di offerte alternative a Kkr.

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