Venti anni dopo la nascita del mercato unico l’Europa si trova a un punto cruciale nella ricerca di competitività sulla scena mondiale. A partire dagli anni Novanta Internet ha trasformato il mondo con grande rapidità. Cittadini, ricercatori, imprese e amministratori hanno riconosciuto e realizzato il potenziale della rete e questo ci ha permesso di entrare pienamente nell’era digitale, dal punto di vista sia della società che dell’economia. Internet è ormai parte integrante di tutte le sfere della nostra vita, contribuisce persino ad innescare rivoluzioni politiche.
Possiamo fare affari in tutto il mondo dal salotto di casa nostra, studiare ad Harvard vivendo a Roma, in un attimo cercare lavoro in ogni angolo del pianeta, oppure invecchiare in buona salute senza dover lasciare la nostra casa e rimanere in contatto con gli amici e la famiglia – ovunque si trovino – grazie ai social media.
Da un punto di vista strettamente economico, Internet crea occupazione. Negli ultimi cinque anni il settore europeo delle app ha generato, da solo, circa 800mila posti di lavoro. Non si tratta né di novelli Mark Zuckerberg né di stagisti ma, per fare un esempio, di 300mila sviluppatori di software – proprio il genere di solide occupazioni per la classe media di cui l’Europa ha tanto bisogno. Le piccole imprese sono la linfa vitale dell’innovazione e questi posti di lavoro dipendono dalla connettività.
Il potente ecosistema digitale è guidato dalla piattaforma di Internet, ma la spina dorsale sono le reti di telecomunicazione fisse e mobili. Se non siamo in grado di favorire gli investimenti in queste reti la competitività dell’Europa scivolerà via proprio quando la rivoluzione dei “big data” ci mette davanti enormi opportunità. Dal cloud computing ai miliardi di dispositivi smart connessi all’Internet degli oggetti, dobbiamo sfruttare questo potenziale in modo che la crescita economica non sia modesta bensì poderosa.
Un mondo delle telecomunicazioni frammentato da 28 confini nazionali poteva forse andare bene all’epoca delle comunicazioni vocali analogiche, ma di certo non è adatto all’era dei dati digitali. Questi principi hanno visto d’accordo i leader nazionali riuniti al vertice di ottobre a Bruxelles. Se non agiremo di conseguenza vedremo il settore trasformarsi nel tallone di Achille dell’economia del futuro. Come ha confermato il Primo ministro Letta, sia a me personalmente che intervenendo al vertice, il governo italiano è consapevole di questa urgenza.
Il mercato unico è stato il fondamento sia dell’integrazione pacifica dell’Europa sia della sua competitività a livello mondiale. Il principio su cui si basa è chiaro: eliminare le barriere e semplificare le norme esistenti per offrire a cittadini, consumatori e imprese i vantaggi dell’accesso a un mercato di 500 milioni di persone in 28 Stati membri. Nel 2010 proprio Mario Monti mise in risalto questa visione fornendo un’analisi molto apprezzata e delineando la strategia per completare il mercato unico europeo. Perché questo possa realizzarsi è indispensabile disporre di uno spazio normativo uniforme per le infrastrutture e i servizi legati alle telecomunicazioni – l’impatto sull’economia sarebbe paragonabile a quello avuto dal programma per il mercato interno lanciato nel 1992.
Gli interventi legati alle telecomunicazioni non sono circoscritti a questo settore, ma riguardano la crescita e la competitività dell’Europa in senso globale. Tutti i settori economici più significativi stanno progettando modelli commerciali basati sulla disponibilità di infrastrutture digitali di alta qualità. Che si tratti di logistica o automobili, di sanità o di attività manifatturiere, tutti i settori rientrano ormai nell’economia digitale, accanto alle imprese come Skype o Spotify che più facilmente associamo al successo tecnologico.
L’Europa può riconquistare la leadership che aveva un tempo in settori chiave come quello delle comunicazioni mobili. Ma certo non restando ferma – nel mondo digitale il compiacimento e l’immobilità sono letali. Esiste già un vasto programma di ricerca per far progredire le tecnologie più innovative, come il grafene e il 5G. Sono sempre di più le aziende che uniscono le forze per potenziare le capacità digitali della popolazione, ma questi sforzi daranno risultati solo se potranno basarsi su un mercato unico delle telecomunicazioni in Europa. Le imprese devono poter contare su un ambiente stabile e coerente nel quale sviluppare investimenti e offrire servizi a livello paneuropeo. Gli utenti devono poter usufruire di questi servizi liberamente, senza temere truffe, blocchi o perdita di dati e connessioni. Solo quando potremo garantire queste condizioni vedremo svilupparsi in Europa gli investimenti nelle reti di cui l’economia ha tanto bisogno.